Luca: “Ero stato in Albania per la prima volta nel 2017 con i ragazzi che partecipavano all’esperienza chiamata Sukkot (Tende), un campo estivo organizzato dalla missione. Da quel primo incontro è nato dentro di me il desiderio di tornare e di dedicare ogni anno una settimana delle mie ferie a quell’esperienza così profonda e intensa”.

Elena: “Dopo il nostro matrimonio nel 2018, abbiamo deciso di recarci insieme in Albania e condividere come coppia sposata l’esperienza missionaria. Nonostante i racconti di Luca, ero un po’ intimorita di andare in un paese straniero, in un quartiere povero a fare non si sa bene cosa… Perché in fondo cosa si fa in Albania?”.

Luca: “Potrei raccontarvi dei ragazzi del centro diurno, dei loro giochi e delle loro attività oppure dei tanti piccoli lavoretti che abbiamo fatto alla missione; potremmo raccontarvi delle visite fatte alle famiglie albanesi e della consegna delle sportine alimentari ai poveri, ma non vi avremmo detto nulla”.

Elena: “Perché andare in missione in Albania è provare sulla propria pelle il calore di un’umanità riscoperta, di servire senza farsi troppi problemi e che non conta granché quello che fai, perché sei parte di qualcosa di più grande. Andare in Albania è guardare volti, toccare mani, donare un sorriso a chi si sente solo e abbandonato da tutti. Andare in Albania è anche confrontarsi con i propri limiti, accettare la sofferenza e la povertà altrui con la consapevolezza di non essere onnipotenti e che spesso l’unica cosa che puoi fare è donare il calore di un abbraccio”.

Luca: “Andare in Albania è vivere un po’ di Vangelo: sentirsi mandati, ma anche accolti e amati; è condividere con i fratelli e le sorelle missionarie la Comunione in Cristo nella preghiera e nella Messa quotidiana che rende ogni giorno speciale, che ti dà la forza di caricarti sulle spalle un po’ della fatica e della sofferenza altrui e di accoglierla con umiltà. Appena partiti, Elena era abbastanza preoccupata per il viaggio, per la lingua, per le condizioni di vita che avrebbe trovato, per quello che avrebbe fatto…”.

Elena: “Una volta là, però, i miei timori sono spariti quasi subito e sono stati sostituiti da un incredibile senso di pace. Perché andare in Albania è anche allontanarsi dai comfort, dalle preoccupazioni (spesso inutili) della nostra vita e dalla tecnologia che ci allontana dalle persone e vivere, invece, un’autentica esperienza comunitaria fatta di fatica, lavoro e collaborazione. La vita in Albania nel quartiere di Uznova è ancora così: si vive nella polvere, tra gli animali, tra la gente, per le strade. Abbiamo visto cose bellissime, ma anche tanta povertà, tante situazioni tragiche apparentemente impossibili da risolvere, ma mai ci siamo sentiti fuori posto, mai abbiamo desiderato di essere altrove, mai soli o impotenti. La bellezza di quest’esperienza sta anche nel rendersi conto di essere molto più forti, pronti e adatti di quello che si pensa, perché ci si sente sempre sostenuti non solo dai fratelli e dalle sorelle della comunità, ma soprattutto dalla fede e dalla speranza!”.

Luca: “Andare in Albania è un esperienza che ti cambia e che ti fa vedere la vita sotto una nuova luce, che ti dilata il cuore e che rimane come ricordo indelebile”.